Cosa significano le dimissioni di Bruno Paillard

Una breve riflessione sul caso vinicolo della settimana, le dimissioni di Bruno Paillard da presidente della Commission Protection de l’Appellation dello Champagne. Perché l’Europa ha bisogno di maggiore integrazione, soprattutto nel settore alimentare

Quella delle dimissioni di Bruno Paillard da presidente della Commissione di Protezione della “Appellation” dello Champagne è stato il caso della settimana.

Prima ancora che le telecamere di tutto il mondo si orientassero su Parigi per guardare ai festeggiamenti dei Bleus nella Coppa del Mondo di Russia, dove peraltro il Prosecco italiano è andato davvero forte, la Francia del vino è stata al centro delle cronache per queste dimissioni.

La scelta di lasciare la presidenza del CIVC è dovuta al fatto che, negli Stati Uniti, l’Appellation Champagne non è riconosciuta.

Conseguentemente, gli americani possono definire “champagne” anche i prodotti che con la région Champagne non hanno nulla a che vedere. E piazzare l’etichetta che definisce come tali anche i vini prodotti in America.

In rete si legge che Paillard, che di Champagne è anche produttore, si è dimesso dopo che la cooperativa Palmer e TRU Estates and Vineyards si sono accordate. L’obiettivo era distribuire lo champagne della cooperativa negli Stati Uniti da parte di TRU.

Il fatto è che la Palmer vende uva a molti produttori, fra cui lo stesso Paillard, e fa parte della CIVC. TRU Estates and Vineyards, invece, appartiene al colosso Constellation, che produce proprio quegli spumanti americani venduti poi come champagne. Un grave conflitto di interessi.

Nel leggere del caso Paillard, mi è tornato alla mente il caso della bistecca fiorentina di qualche anno fa. Un caso che ho avuto modo di approfondire qualche mese fa durante una lezione con il Prof. Luigi Cerciello Renna all’Università di Salerno.

Si trattava di una lezione su Sicurezza e Anticontraffazione del comparto vitivinicolo, che ebbi modo di seguire grazie al mio interesse nei confronti del mondo del vino e al CPU in Wine Business diretto dal Prof. Festa.

In quella lezione, datata 22 settembre 2017, si rifletté come la legislazione americana costituisce un corpus unico di leggi che l’Europa non ha ancora potuto porre in essere. In pratica, se negli USA la legge di tutela dei prodotti vitivinicoli è una sola dall’Oregon fino alla Florida e dal Maine alla California, nell’UE ogni paese ha leggi proprie.

Il caso Bistecca alla Fiorentina

Al fine di da non dilungarmi troppo in un articolo che parla di vino, accennerò velocemente al caso della Bistecca Fiorentina, ricordando che solo qualche anno fa il nostro prodotto agroalimentare fu definito “cancerogeno” negli USA.

Questo perché gli Stati Uniti, dopo l’11 Settembre 2001 definirono quello alimentare come una delle 17 infrastrutture critiche suscettibili di essere oggetto di attacchi terroristici, e fecero due interventi di categoria, la FOOD SAFETY e la FOOD SECURITY, per proteggere i cittadini USA dal rischio di ingerire cibi dannosi.

Poiché la carne alla fiorentina era suscettibile, come anche denunciato dall’OMS, di ingenerare con la cottura sostanze cancerogene, gli americani la definirono tale, causando grossi danni al mercato italiano della bistecca famosa nel mondo.

L’Italia, membro UE con leggi proprie non uniformate a livello continentale si trovò sola a combattere contro un colosso, e dovette legiferare internamente per stabilire limiti di tollerabilità su certe sostanze che si possono ritrovare nel cibo e che possono essere cancerogene solo se assunte in certe elevate quantità. Per giunta, fu necessario sottolineare che la bistecca fiorentina era un prodotto tradizionale agroalimentare italiano.

Oggi il caso si ripete con la Francia del vino e con il caso Paillard.

Paillard, che è uno champenois, ha saputo difendersi, anche se il caso è ben lungi da essere concluso. E la Francia sembra avanti sia in tema di legislazione, sia a livello politico in una Europa che o è a guida Francese o è a guida tedesca.

L’Italia deve essere quindi pronta a situazioni estreme: non è una novità che in Cina si venda già oggi un Taurasi che con la nostra provincia di Avellino non ha nulla a che vedere. E una battaglia contro colossi che chiudono troppo velocemente gli occhi quando si tratta dei loro interessi, è questione ormai che rischia di essere sempre da ordine del giorno.

 

Autore dell'articolo: Ritmodivino

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